Skialp in terra d’Islanda
Giusto al tempo dei lunghi conflitti, con i capoccioni del pianeta che vanno a caccia di terre rare e minacciano pure di prendersi a testate, quelle che nuocciono gravemente alla salute del pianeta, decidiamo di cercare un po' di pace in una terra addirittura unica, dove la sola deriva è quella dei continenti e le spaccature si fermano sulla crosta, cercando quella leggerezza rara delle polveri sottili, manna di ogni sci-munito.
E allora, vada per l'Islanda, l'isola che ribolle cose buone e giuste per spaziare con la vista su praterie ghiacciate all'infinito e sbuffi di calore che li senti dalle viscere. Un matrimonio tra opposti che sposa calda-fredda e ribollite, permagelo e ghiaccio bollente. E così, dopo un'accoglienza primaverile a Reykjavik e una notte all'hotel Aurora che di boreale neanche l'ombra, ci adagiamo in un poker di Dacia chiodate in carovana per non schiodarci più se non ad Akourery, la nostra base per scaldare le pelli. Spalmati su 5 casette di legno a sbalzo sul fiordo di Blomsturvallavegur, realizzi che qui gli alberi son merce rara, l'hanno piantata di affannarsi e decidono di non mettere radici, lasciando vita più facile a zolloni di falasco e una distesa di brughiera tinta a terra d'Islanda bruciata, confidando solo in una generazione di rigenerati che però sanno di boschetti pettinati con il rastrello.
Ad accoglierci, vicini d'eccezione, qualche foca a godersi il solito fresco di giornata e una pernice bianca sull'uscio di casa decisa di mandare a farsi benedire il mimetismo di tendenza nell'autunno-inverno, per una manciata di molliche ai cereali lasciata da chi ci ha preceduto nella ramazza di fine soggiorno.
Poi, a spaziare su conoidi e declivi in una democrazia perfetta di cime, tutte con egual diritto di quota, ammantate di un candore in crescita, giorno dopo giorno, nevicata dopo nevicata, con gli umori al rialzo e i giorni ormai agli sgoccioli, trovando quella serenità di una pace di senso compiuto, proprio là dove ogni impronta umana è consapevole del passo effimero di un incedere nel tempo.
P.S.
Un grazie a tutti i fantastici compagni d'avventura, al compagno di branda Davide e alle super Guide Alpine Adriano e Stefano di Snowder, gran belle persone dentro e fuori dagli scarponi.
Giulio